Moto Art Factory Playlist

Musica da ascoltare e vedere





Da un po’ di anni a questa parte, nel periodo pre-estivo, etichette indipendenti e major si scatenano, sguinzagliando i loro A&R alla ricerca di brani più o meno famosi da inserire in compilation che rimandino ad un percorso o ad un progetto. Missione da compiere? Accumulare una serie di brani che sintetizzino idealmente il mood di arte, viaggi e creatività, o meglio, quei suoni da “post-club” di cui ogni appassionato di new music, dopo un’overdose di techno e house, ha bisogno. Musica chill out la chiamano in molti, altri world music; una miscela tra ritmi trip hop, sonorità ambient e vibrazioni simil new age, in questo caso, data la forte connotazione geografica, impreziosita da suoni di chitarra e percussioni che vogliono riportare senza alcun dubbio ai viaggi “vecchio stile” e al famoso modo di viaggiare: tenda e zaino.

Moto Art Factory Playlist rappresenta la colonna sonora di un luogo dove amanti dell’arte, delle 2 ruote, dei viaggi e di tutta la creatività possono esprimersi nell’unica forma che conosciamo: Libertà.



Moto Art Factory Playlist – Viaggiare in Italia





World Music


La world music (musica del mondo) è un genere musicale di contaminazione fra elementi di popular music e musica tradizionale (folk e etnica) sviluppatosi negli anni ottanta. Originalmente la world music era identificata con tutte quelle musiche estranee al repertorio colto occidentale, ed era destinata esclusivamente agli studi accademici. Successivamente, a partire dagli anni sessanta, i flussi migratori, giunti in Occidente, di popoli provenienti dai vari paesi del terzo mondo resero nota la loro musica grazie ai mezzi radio-televisivi nelle metropoli occidentali. Le musiche provenienti da queste culture iniziarono a diffondersi su larga scala a partire dagli anni ottanta, quando alcuni imprenditori iniziarono a fondare etichette indipendenti finalizzate alla distribuzione su larga scala della musica etnica. Ciò determinò una serie di “mescolanze” fra le varie culture musicali che determinò la creazione del genere.


Data l’evoluzione dei sistemi di trasporto e di comunicazione anche solo rispetto all’inizio del XX secolo, non stupisce che le tradizioni occidentali vengano in contatto con quelle di altre culture, con reciproca influenza; in questo senso, è verosimile che il confine fra quella che viene chiamata pop music e la musica etnica diventi via via più sfuggente. I critici di questa tendenza osservano che essa potrebbe portare, sul lungo periodo, a una sostanziale “globalizzazione” della musica che coinciderebbe con un depauperamento delle tradizioni musicali dei popoli. Da questa preoccupazione nasce quindi, come contromisura, l’interesse per lo studio e la preservazione delle tradizioni musicali dei paesi del terzo mondo.


In Italia, e prima delle produzioni di Gabriel, il primo artista a produrre un lavoro discografico di grande levatura etnica è stato Fabrizio De André che, nel 1984, insieme al musicista Mauro Pagani, diede alla luce l’album Crêuza de mä, interamente in lingua genovese, con arrangiamenti musicali arabeggianti eseguiti con strumenti tipici mediterranei. Questo esperimento ebbe un vasto successo di pubblico e di consensi da parte della critica (anche straniera) e che lo inserì a pieno titolo tra le opere che mutarono storicamente il panorama musicale.