Storie di Moda – Mary Quant

Ultimo aggiornamento 28 gennaio 2024



Addio a Mary Quant, che con l’invenzione della minigonna ha reso le donne più libere.

La dama e designer che ha cambiato per sempre la storia della moda si è spenta a 93 anni. Alla stilista nata nella periferia di Londra nel 1930 si deve l’invenzione della minigonna, visione/evasione à porter che la consacrerà per sempre alla sacerdotessa della moda degli anni sessanta.


 

Il suo nome e il suo volto sono, probabilmente, meno noti al grande pubblico di quelli di molti colleghi, ma la sua influenza nella storia della moda, del costume e in ultima analisi in quella dell’emancipazione femminile non ha avuto uguali nel corso dello scorso secolo. La giovane Mary conquistò la fama planetaria, e si attirò anche una valanga di violente critiche, perché ogni rivoluzione del costume prevede un inevitabile altro lato della medaglia – grazie all’immediata diffusione a macchia d’olio di quella mini skirt sforbiciata due pollici sopra il ginocchio – che salirono poi a quattro (circa 10 centimetri), con cui decise di sconvolgere il formalismo imperante alla fine degli anni ’50 e di diventare la paladina della ribellione che la sua generazione covava nella Swinging London degli anni ’60. «Le vere creatrici della minigonna sono le ragazze che si vedono per strada», dichiarò con occhio lungimirante e attento, avanti anni luce la stilista oggi scomparsa. Una ribellione che sacrificava sull’altare della praticità (leggi libertà) i diktat di eleganza e stile imposti dai grandi couturier dell’epoca: la minigonna era facile, indossabile, giovane. E, soprattutto, permetteva alle adolescenti e alle giovani donne di distinguersi in modo inequivocabile dalle loro contestabilissime madri.


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A interpretare i nuovi canoni di bellezza suggeriti da Mary Quant fu una sciampista diciassettenne di 45 chili dalle forme androgine e i capelli corti corti, una certa Leslie Hornby, conosciuta come Twiggy (ovvero grissino). Oltre alle minigonne (il primo orlo fu accorciato da Mary dopo una corsa dietro un autobus, rischiando di perderne la fermata a causa dell’intralcio di una gonna che limitava movimenti e libertà), Quant creò miniabiti in jersey, pull aderenti a coste (i celebri skinny-rib sweaters, che ideò dopo essersi infilata per gioco il pull di un bambino di otto anni), e poi ancora antipioggia in pvc, hotpants, ankle boots di plastica e collant coloratissimi.



 

 

Figlia di due professori universitari, destinata a diventare a sua volta insegnante, rifiuta il tranquillo destino che la famiglia ha scritto per lei e a 16 anni va a vivere da sola a Londra. Qui conosce quello che diventerà suo marito, Alexander Plunket Greene, rampollo di una nobile famiglia inglese. Con lui conduce una vita da bohémien e, nel 1955, compra casa: nello scantinato aprono un ristorante, al primo piano la boutique Bazaar. Situata sulla King’s Road, propone dapprima capi che Quant compra all’ingrosso. Ma ben presto, delusa da quello che offre il mercato, decide di creare lei stessa la moda per le sue clienti.

Designer autodidatta, segue corsi serali per imparare a tagliare e modellare le stoffe stampate, secondo un nuovo linguaggio e una nuova idea di femminilità. Le vendite giornaliere di Bazaar servono per acquistare i tessuti che vengono trasformati in nuovi capi durante la notte. Questo processo, seppur estenuante, porta a grandi risultati: il negozio offre modelli unici a prezzi accessibili ma anche un’esperienza di shopping informale e diversa rispetto ai couturier o ai grandi magazzini.


 

Qui si possono bere free drinks, ascoltare musica a tutto volume e chiacchierare fino a tarda sera: normale che diventi presto crocevia e punto d’incontro di artisti, attori, gente dello spettacolo, che si mescolano con i giovani londinesi impazziti di gioia per avere trovato finalmente chi parla il loro linguaggio, chi vive, pensa e veste come loro. Arrivano soldi e successo, Mary Quant investe in un secondo negozio nella snob Brompton Road a Knightsbridge, imponendosi così come l’icona della Swinging London. Ma la ragazza ha stoffa da vendere e si rivela anche una brillante imprenditrice: nel 1963 lancia la Ginger Group line, linea più economica, che le serve per esportare i suoi prodotti negli Stati Uniti, nel 1966 debutta nei cosmetici e l’anno seguente presenta una collezione di calzature. Il resto è storia, come l’onorificenza di Cavaliere della Corona Britannica ricevuta dalla regina Elisabetta II nel 1966 (l’anno prima era stato conferito ai Beatles, suoi idoli) e di «Dame» Comandante dell’Ordine dell’Impero Britannico nel 2014, per i servizi alla moda britannica.


La sua incredibile storia


Barbara Mary Quant è stata una stilista inglese, diventata famosa in tutto il mondo per aver inventato la minigonna. Viene considerata una pioniera della moda e una vera e propria icona della Swinging London degli anni Sessanta.


Nasce a Blackheath, un quartiere di Londra, l’11 febbraio 1934 da Jack e Mary Quant, due professori universitari della London University di origine gallese. Da giovane frequenta la Blackheath High School e subito dopo si iscrive al Goldsmiths College dove segue i corsi di educazione artistica e illustrazione. I genitori di Mary che avevano sognato per lei un futuro come insegnante si scontrano ben presto con il desiderio della figlia di diventare stilista, sogno che in pochi anni si realizza pienamente: subito dopo la laurea, infatti, Mary inizia un tirocinio presso Erik, modista di lusso di Mayfair.


A sedici anni decide di andarsene di casa per vivere la vita “bohemien” di Londra. Nel 1953 conosce il suo futuro marito nonché il suo futuro partner lavorativo: Alexander Plunket Greene. I due condividono l’avversione per le regole, e la smania di libertà. Alexander appartiene a una nobile famiglia inglese ed è nipote di Bertrand Russel. Ben presto la coppia fa amicizia con un ex avvocato diventato fotografo Archie Mc Nair, e quando Alexander per il suo ventunesimo compleanno eredita dei soldi i due decidono con l’aiuto di Mc Nair di comperare casa.


 

 

 

Nello scantinato dello stabile aprono un ristorante e al primo piano la boutique BazaarÈ il 1955 e il sogno di Mary si è appena realizzato. La boutique, situata sulla Kings Road, nel quartiere di Chelsea, in un primo momento scatena nei londinesi un senso di ilarità soprattutto a causa del folcloristico gruppo di giovani che la frequenta. Col passare dei mesi però le vetrine del negozio ideate per catturare l’attenzione delle nuove generazioni iniziano ad attrarre gente del mondo del cinema, del teatro e dell’arte.


È l’inizio del successo: le idee innovative della Quant spopolano nella Swinging London degli anni Sessanta. La fortuna di Mary Quant é basata innanzitutto sulla sua capacità di parlare il linguaggio della sua epoca, di interpretare e di condividere i gusti della propria generazione, e infine di far emergere un profondo desiderio di emancipazione.

Questo fu la minigonna: una frattura col vecchio mondo, un elemento di rifiuto, una ventata d’aria fresca. Mary Quant, che realizzava da sola i propri capi, non si è mai stancata di ripetere: “Sono state le ragazze di King’s Road a inventare la mini”, intendendo dire che erano le sue stesse clienti a chiedere gonne e abiti in generale più corti e in cui sentirsi maggiormente a proprio agio. Due anni dopo la nascita di Bazaar viene inaugurata una seconda boutique nell’aristocratica Brompton Road, a Knightsbridge, il cui design è curato da Terence Conran fondatore di Habitat. Nello stesso anno (1957) Mary e Alexander si sposano: dal loro matrimonio nascerà un unico figlio, Orlando.


Nel 1963 mentre Mary, cavalcando l’onda del successo imprenditoriale è intenta a fondare il “Ginger Group” per esportare i suoi prodotti negli Stati Uniti d’America, nelle vetrine londinesi appare per la prima volta la minigonna resa celebre dalla modella Twiggy. Ormai anche il look della Quant è visibilmente cambiato: studiato dal parrucchiere Vidal Sasson il volto di Mary diventerà noto in tutto il mondo per via della frangia tagliata simmetrica!

Nel 1966 lancia una linea di cosmetici, e nel 1967 una linea di calzature. Sono questi gli anni in cui alla stilista vengono riconosciuti numerosi premi e riconoscimenti. Nel 1966 infatti viene nominata Cavaliere della Corona Britannica dalla Regina Elisabetta II, onorificenza ricevuta l’anno precedente dai Beatles. All’inizio degli anni Settanta Mary Quant si occupa di interior design e design tessile. Nel 1975 a New York viene lanciata una nuova collezione di interior design “Mary Quant at home”. Nello stesso anno vista la sua enorme popolarità la BBC le dedica un documentario di un’ora intitolato La vita di Mary Quant. Riconosciuta ormai a livello internazionale anche per la sua linea di cosmetici, Mary Quant é autrice di libri che trattano il tema del make-up: nel 1984 esce Colour by Quant, e nel 1986 Quant on Makeup, seguono negli anni Novanta The ultimate Beauty book (1996) e Classic Makeup &Beauty book anche nella traduzione in italiano Farsi bella: make-up classico e creativo (1998). Nel 1990 viene premiata per il suo contributo all’industria della moda britannica dal British Fashion Council. Mary Quant ha pubblicato la sua autobiografia nel 1967 con Quant by Quant, e nel 2012 con Quant by Quant: the autobiography of Mary Quant.


Nel 2022 Re Carlo III l’ha premiata con il titolo di Membro dell’ordine cavalleresco dei Compagni d’Onore. Nel 2019 il Victoria & Albert Museum di Londra ha dedicato a Mary Quant la prima retrospettiva internazionale che ripercorre la storia della stilista dal 1955 al 1975.