Viaggiare in Oceania


 


L’Oceania è un continente che comprende più di trentamila isole. La parte considerata “continentale” è rappresentata dall’Australia, a cui si aggiungono la maggior parte delle isole del Pacifico. Queste vengono tradizionalmente divise in Micronesia, Polinesia (di cui si considera parte anche la Nuova Zelanda) e la Melanesia (di cui si considera parte anche la Nuova Guinea). Il suo nome fa chiaramente riferimento all’Oceano Pacifico.



La parola Oceania venne coniata da Adrien-Hubert Brué, un cartografo ed esploratore di origine francese, che lo inserì su una mappa che fu pubblicata nel 1814. Nel 1804 e nel 1810 l’attuale continente veniva indicato con i termini “Oceanico” e “Terre oceaniche” dal geografo Malte-Brun. Viene indicato anche come continente “nuovissimo” in quanto gli europei lo scoprirono per ultimo, ad eccezione dell’Antartide.


Se ci riferiamo all’estensione dell’area, per Oceania si intente quella zona che si estenda dalle coste a Ovest dell’Australia fino alle isole più a Est della Polinesia, dalle isole Hawaii fino alla Micronesia e alla Nuova Zelanda, per un superficie totale di circa 8.968.000 km2.


Il continente è costituito dall’Australia, dalla Nuova Zelanda e dalle macroregioni nominate in precedenza: la Melanesia, la Micronesia e la Polinesia. In totale sono 14 gli Stati che costituiscono l’Oceania, tutti facenti parte dell’ONU. Questi sono: Australia, Nuova Zelanda, Papua Nuova Guinea, Figi, Isole Salomone, Vanuatu, Micronesia, Kiribati, Isole Marshall, Palau, Nauru, Samoa, Tonga, Tuvalu. 


Kangaroo Island


Kangaroo Island: Il tropico del canguro – Spirito Libero lo zaino racconta



Papua Nuova Guinea l’ultima frontiera – Spirito Libero -lo zaino racconta

Palau – Micronesia – Spirito Libero lo zaino racconta



La definizione di una civiltà dell’Oceania è problematica: basti pensare che, con una popolazione che rappresenta una frazione minuscola di quella mondiale, questa regione racchiude quasi un quarto delle lingue parlate sulla terra. Vi sono insediamenti tra i più antichi del mondo, altri tra i più recenti, e altri ancora che sono attualmente minacciati dagli effetti del riscaldamento globale sul livello del mare. L’identità degli abitanti dell’Oceania è imprescindibile dalla storia del popolamento e delle strategie di sopravvivenza sviluppate in ambienti diversi. Altrettanto vale per i processi culturali innescati dagli incontri del periodo delle esplorazioni e della colonizzazione da parte delle potenze europee, nonché dalla decolonizzazione tuttora in corso. In seguito all’esplorazione del Pacifico, i navigatori e gli studiosi europei suddivisero l’Oceania in aree geoculturali (Australia, Melanesia, Polinesia e Micronesia), creando mappe delle popolazioni “scoperte” basate sui propri pregiudizi razziali. Sebbene tali differenze non rispecchiano la realtà, l’imposizione di saperi egemonici e la creazione di confini politici arbitrari influiscono tuttora sulla definizione identitaria delle popolazioni indigene.


La colonizzazione è avvenuta relativamente tardi e in alcuni luoghi è stata di breve durata; a partire dagli anni sessanta del Novecento, il processo di decolonizzazione ha portato alla creazione di nazioni indipendenti o di entità politiche autonome che mantengono rapporti di “libera associazione” con le ex potenze coloniali. Per le popolazioni indigene dell’Australia e della Nuova Zelanda, trovandosi nella condizione di minoranza all’interno della loro stessa nazione, la situazione è ancora differente. Anche dove il processo di decolonizzazione si è concluso, le culture oggi vanno pensate all’interno di una logica globale, a cui i nativi dell’Oceania non sono estranei.