Bruno Riccardi – Romania – Due Yeti da Dracula e dintorni


 


E venne un giorno di settembre 2024 che a Yeti 1 e a Yeti 2 venne voglia di andare nella terra di Dracula per vedere se laggiù circolasse ancora un po’ di sangue nelle vene di quelle popolazioni vittime del succhiatore. Fu così che inforcato il potente mezzo 4×4 di Yeti 1, attraversando Slovenia, Croazia e Serbia,  raggiunsero la Romania…



Dato che Yeti 2 è un ragazzo delicato che non sopporta tirate troppo lunghe, decisero di fermarsi, on the road, a Zagabria capitale croata, dove in una specie di  topaia trascorsero la prima notte. Se l’albergo non era il top, mangiarono invece divinamente in un ristorantino orientale dove non fu chiaro se fossero cinesi, indonesiani, malesi, laotiani, chissà. Però, da leccarsi i baffi. Zagabria ha un bel centro storico ma, secondo Yeti 1 che l’aveva vista in passato, il semicentro è abbastanza decadente, peggiorato. Il giorno successivo, arrivati in Serbia e passati da Ruma, una delle capitali dei Rom nella Regione Balcanica, dirigendosi verso la Romania, trovarono in mezzo alla campagna serba una splendida trattoria sotto un boschetto, con grill, cucine fumanti, vini e birre, tutte da consumarsi all’aperto, dove si fermarono e a Yeti 2 per la felicità, vennero le lacrime agli occhi. Il caldo però era notevole.





 

 

Entrati in Romania, raggiunsero la splendida città di Timisoara, capitale del Banato, regione pianeggiante sovranazionale, con territorio principalmente in Romania, ma con “pezzi” nelle vicine Ungheria e Serbia. La città con un centro storico davvero bello, racchiude  nelle costruzioni stili di vario genere, l’ungherese è molto visibile accanto al rumeno.




 

Raggiunta poi Alba Iulia, scoprirono una città molto vivace dal centro moderno e con un bellissimo centro antico su una collina, circondato da mura tipo fortezza. Qui primeggiano chiese ortodosse e anche una cattolica molto bella, dove in ambiente suggestivo ascoltarono uno stupendo canto gregoriano. Ad Alba Iulia l’atmosfera iniziò a diventare… vampirica, dato che Alba Iulia si trova in Transilvania.





 

 

 

Una cosa che l’occhio vigile, da aquile, degli Yeti ha notato, è che in tutte le località della Romania, compresa Bucarest, le strade sono zeppe di pali della luce che in apparenza sembrano essere per l’illuminazione pubblica ma, con ogni probabilità, sono usate anche dai privati “alla catzium”, tanto che detti pali sono ricoperti da un groviglio inestricabile con numero infinito di fili che fa venire il mal di testa al solo pensare al povero elettricista che ci dovesse mettere le mani. Mah… cose rumene.



Poi finalmente, Sighisoara!! Splendida cittadina dove nacque LUI… il conte Vlad, l’impalatore, il non-morto, il non trapassato, colui che a mezzanotte esce dalla bara e va in cerca di vergini per succhiare loro il sangue mordendole nel collo, DRACULA! Un vecchio locale ci dice che, ultimamente, tribola un po’ a trovare le vergini, povero diavolo anche lui. Gli Yeti comprendono. Al centro della cittadina c’è ancora la casa dove Vlad nacque e visse un po’ di anni prima di essere portato a Costantinopoli.





La casa natia di Dracula è molto bella con arredi autentici ed è ovviamente frequentata da molti turisti. Gli Yeti guardinghi, timorosi e un po’ randagi, si domandarono se bisognasse proteggersi in qualche modo per entrare: Yeti 1 si mise al collo una collana d’aglio di 4 kg e Yeti 2, si munì di una croce alta 1,5 metri che spinta davanti a se come barriera, l’accompagno’ con numerosi: vade retro, vade retro… La parte più suggestiva della casa è la zona dove al buio quasi completo dove è ubicata la cassa da morto del conte. Li urla, sibili, pianti, paura. Yeti 1 si sedette allo sgangherato pianoforte dl Dracula provando a suonare per sconfiggere il terrore, mentre Yeti 2, probabilmente morso al collo nell’oscurità, iniziò a ululare! Improvvisamente, si aprì la cassa da morto e Dracula si alzò per terrorizzarli e succhiare il loro sangue. Notarono che era un uomo in carne ed ossa… insomma, chissà perché, questa zona della casa è molto meno frequentata dai turisti rispetto al resto.



 




Lasciata la Transilvania, puntarono decisamente verso nord, per visitare la regione dei famosi monasteri ortodossi, la Bucovina, al confine con l’Ucraina. Il percorso molto bello tra monti e campagne a tratti ancora ancestrali, mostra una Romania autentica con architettura di villaggi molto particolari. Tra i monasteri che sono fatti tutti nello stesso stile, con fantastici dipinti ma con colori che contraddistinguono ognuno di essi, spicca quello di Voronet, patrimonio dell’umanità, definito la Cappella Sistina della Romania.




Dopodichè, raggiunsero Suceava, capitale della Bucovina e, probabilmente, la città più bella e interessante dell’intero giro. Accanto alla città, esiste una collina che gli Yeti raggiunsero con un piccolo trekking su una ertissima salita in mezzo ad un bosco. Qui trovano due siti davvero interessantissimi, da un lato una fortezza medievale che tra l’altro ebbe origini dacie, ora in parte in ristrutturazione. Messa in posizione dalla quale si gode un notevole panorama, ha una lunga serie di stanze visitabili, dove tra armature, strumenti vari, vessilli, è raccolta la storia della Bucovina.




 

 


 

Sempre sulla collina, è stato “salvato” un autentico villaggio bucovino, ora patrimonio dello stato, dove tutte le case mantenute come erano in passato, hanno conservato le caratteristiche funzionali degli abitanti che vi risiedettero, quali artigiani, pastori, fabbri falegnami, mugnai, ecc. Particolare è una di queste case dove è simulata con attori veri, la veglia funebre ad un defunto, con pianti e canti. Molto particolare.







Altre perle presenti in questa piccola città sono una serie di chiese ortodosse una più bella dell’altra, la più bella è sicuramente quella di San Giorgio, patrimonio dell’UNESCO. In questa chiesa i due Yeti vennero rapiti dalla bellezza degli interni e da una strana “funzione”, forse confessione di una intera famiglia in gruppo. Un pope tutto imbardato, discuteva con padre, madre e figlia, in ginocchia e a testa bassa davanti a lui che, alla fine, impartì una sorta di benedizione,chissà. Usciti dalla chiesa gli Yeti vengono letteralmente catturati da un giovane pope barbutissimo, che parlando un discreto inglese, li obbligò ad entrare in un refettorio dove c’erano una ventina di persone che mangiavano piatti locali. Una simpatica suora cucinava e servì anche gli Yeti. E’ stato un bel momento con il giovane pope che, criticò pesantemente il Papa di Roma, nell’improbabile tentativo di convertire i due peccatori italiani, che figuriamoci, subito pensarono: “la morte, ma non il peccato!…Usciti dal refettorio dopo varie foto di gruppo, incontrarono delle giovani suore, molto carine… però!




Lasciata Suceava, con una lunga tappa gli Yeti si trasferiscono a Tulcea la città capitale del delta del Danubio che sorge su uno dei rami principali dello stesso. Qui, a parte la difficoltà di trovare un albergo essendo un week end affollato di turisti soprattutto rumeni, rimasero alquanto delusi constatando che il delta è visitabile unicamente su delle barchette turistiche, strabordanti di persone.


Il fatto è che dette barchette vengono stracaricate con 12 persone, molte attrezzate di tavolini, ombrelloni, grill, enormi borse di viveri, tutti lanciati a verso grigliate in vari punti del Delta. Decidono di lasciar perdere de di girare l’esterno dell’enorme delta col fuoristrada, scoprendo tuttavia che l’area è totalmente agricola e anche fortemente turisticizzata.



Poi arrivano a Bucarest, la capitale dove finiscono per accasarsi in un ostello al centro gestito da due ragazzi..algerini! Costoro ex studenti universitari decisero di restare dopo gli studi. La città non può dirsi particolarmente bella. Il famoso enorme palazzo del parlamento fatto costruire per la grandeur di Ceausescu, è una colossale costruzione visitatissima dai turisti ma, francamente, la bellezza è altra cosa. Gli Yeti bighelloneggiarono tre giorni per la città e preferirono di gran lunga la piazza della Rivoluzione dove fu arrestato Ceausescu, la zona dell’università con il bel quartiere attiguo isola pedonale zeppo di ristorantini e bar. In questa zona si riposarono sovente a tavola e in Romania, la cucina è ottima!






Ma il bello fu quando gli Yeti partirono da Bucarest per percorrere la Transfagarasan, spettacolare strada di montagna che attraversa i Monti Carpazi e collega la Valacchia, regione di Bucarest, alla Transilvania ed è aperta solo nei mesi estivi. Questa strada arditissima, inizia dalla cittadina di Curtea de Arges e si dirige a nord per circa 90 km attraverso fitti boschi e poi prati e brughiere di alta montagna, raggiungendo i 2000 metri sul livello del mare. La strada fu costruita da Ceausescu nei primi anni ’70  per motivi militari, per spostarle truppe rumene dalla Valacchia verso il confine con la Russia per difendersi. Infatti, dopo l’invasione sovietica della Cecoslovacchia, essendo egli non particolarmente gradito al Cremlino anche se a Bucarest non vi era certo la “Primavera di Praga”, anzi regnava un gelido inverno, temeva che la Romania potesse essere invasa dalla truppe sovietiche e lui defenestrato. Roba da dittatori.



Al di la della notevolissima bellezza del percorso, lo stupore degli Yeti fu grande quando incontrarono un primo orso lungo la strada e successivamente molti altri. Questi animali pare siano abbastanza abituati a vedere le persone ma, indubbiamente, è meglio fotografarli a distanza di sicurezza.


Usciti dalla Tranfagarasan, gli Yeti raggiunsero Sibiu, bella cittadina con il centro storico di case, chiese e monumenti in stile tedesco. Questa regione è stata per secoli facente parte dell’Ungheria e quindi dell’Impero Austro-Ungarico, per questa ragione fino dal medioevo vennero chiamate a vivere qui popolazioni germaniche di contadini-guerrieri, anche a scopo difensivo verso le tribù barbare slave.



Infine, nel tornare verso l’Italia, rientrarono in Serbia e poi in Croazia. Dato che il percorso passava nelle vicinanze di Vucovar, famosa cittadina croata assediata nel 1991 dalle truppe jugoslave per mesi e poi conquistata e in parte distrutta, si fermarono a visitarla e a dormirci. Ovviamente la città è stata ricostruita ma sono stati lasciati edifici e case bombardati e mitragliati, a monito contro la guerra. Impressionante è vedere la torre dell’acquedotto di Vucovar colpito dalle cannonate, oggi diventato simbolo della resistenza croata. Lungi agli Yeti voler parteggiare per i croati o i serbi, tutti si macchiarono di crimini orrendi, purtroppo.



Infine tornarono nel Bel Paese sotto la pioggia, pochi giorni prima che quelle zone fossero colpite da una violenta alluvione. Questo si chiama cu… e ogni tanto, necessita.