ultimo aggiornamento 17/8/2023
Quando gli amici ci chiedono qual’è il nostro « viaggio del cuore » senza indugio rispondiamo: il Myanmar! E questo perché il Myanmar « ti entra dentro » e non ti lascia piu’… Ancora adesso, a distanza di due anni, ci risulta impossibile ripensare a questo incredibile paese senza commuoverci .
Il viaggio inizia a Yangon dove la nostra guida ci attende sorridente all’aeroporto. Moh Moh, questo è il suo nome, è una ragazza birmana di 37 anni molto simpatica e molto colta che parla perfettamente l’italiano. Di solito mio marito ed io amiamo il viaggio « on the road self-drive » ma, questa volta, abbiamo dovuto optare per un viaggio con una guida privata ed un auto con autista, in quanto gli stranieri qui non hanno il permesso di guidare. E per fortuna! Infatti le auto hanno il volante a sinistra (come le nostre) ma si viaggia pure a sinistra della carreggiata e quindi la guida, ma soprattutto i sorpassi, risultano molto pericolosi.
La nostra prima tappa sarà Bagan e visto che è nostro desiderio conoscere il Myanmar più autentico e meno turistico, invece di spostarci con l’aereo effettueremo la trasferta in automobile. Il viaggio avrà la durata di due giorni, con sosta di una notte a Pyay. La nostra scelta risulterà pienamente azzeccata. Durante il viaggio infatti incontriamo diverse risaie, grandi terreni dove i contadini arano i campi con aratri trascinati dai buoi; vediamo donne che lavano i panni nel fiume e diversi coloratissimi e chiassosi mercati locali. Durante il percorso scendiamo più volte dall’auto per parlare con i contadini, grazie a Moh Moh che ci fa da interprete. Sia gli uomini che le donne indossano il « longyi » (una specie di « sarong »), il tipico indumento birmano. Le donne hanno il viso e le braccia cosparse di « thanaka », una crema cosmetica di colore giallo-bianco, ottenuta dalla corteccia di alcuni alberi. Principale scopo del « thanaka » è di rinfrescare,
profumare, purificare la pelle e proteggerla dai raggi del sole. Gli abitanti di questa regione non sono abituati ai turisti e ci guardano con curiosità. Si dimostrano comunque felici di vederci e di potere dialogare con noi. Molti vogliono addirittura fotografarci, non perché siamo speciali ma perché per loro, che non hanno mai viaggiato, siamo noi « gli esotici ».
Arriviamo a Bagan, città sacra e spirituale situata sulle sponde del fiume Ayeyarwady, al tramonto. La città ospita la più vasta e densa concentrazione di straordinari templi buddhisti, pagode e stupa, molte datate tra l’ XI e il XII secolo. E’ una delle tappe più suggestive di tutto il Myanmar, un luogo magico, indescrivibile e una manna per gli appassionati, come noi, di siti archeologici. Di Bagan, lo scrittore Tiziano Terzani scrisse: « E’ uno di quei luoghi che ti rende fiero di appartenere alla razza umana ».
Il giorno seguente sveglia all’alba per un emozionante giro in mongolfiera. Sorvolare questa straordinaria valle dei templi al sorgere del sole fluttuando nell’aria è un’esperienza indimenticabile.
In giornata visitiamo il «Nyaung U Market », il caratteristico e affollato mercato locale di frutta, verdura , fiori , stoffe e merce varia: un tripudio di colori e profumi.
Dopo la visita al mercato la nostra guida ci propone di visitare la scuola del villaggio di Yaung Pey Sue, a circa un’ora di auto da Bagan. I bambini, che stanno seguendo diligentemente gli insegnamenti di un monaco, ci accolgono con calore e noi regaliamo loro quaderni e matite colorate. Parliamo con i maestri e con il preside della scuola e siamo commossi dall’affetto e dal calore che ci dimostrano. Questa sarà una giornata che resterà per sempre nel nostro cuore.
Lasciamo Bagan per recarci a Mandalay. Raggiungiamo la città dopo due giorni di rilassante crociera sul fiume Ayeyarwady, durante la quale facciamo un paio di soste per visitare alcuni villaggi interessanti.
Mandalay è sede di industrie tessili, alimentari e del legno ed è resa immortale nell’opera di Kipling « La strada per Mandalay ». E’ una città ricca di pagode (ce ne sono più di 700) e chiese coloniali. Interessante da visitare è il palazzo reale. L’attrazione principale rimane però l’ «U-bein», il ponte pedonale di teak più lungo al mondo ( 1 km e 200 metri) che raggiunge la sua massima bellezza al tramonto. Dopo tre giorni trascorsi a Mandalay ci spostiamo in aereo nello Stato di Shan, il più orientale del paese, che confina a nord con la Cina, ad est con il Laos e a sud con la Thailandia.
Atterriamo all’aeroporto di Heho e ci rechiamo a Pindaya dove visitiamo la spettacolare e suggestiva grotta con più di 1000 Buddha. Il giorno seguente ci spostiamo a Kakku, un luogo incredibile, una meraviglia « nascosta » del Myanmar ancora poco conosciuta. E’ un piccolo gioiello di architettura religiosa dove si allineano ben 2478 stupa, i tradizionali monumenti buddhisti.
Essendo poco turistica risulta un luogo di pace e tranquillità.
Lasciamo Kakku e, attraversando affascinanti paesaggi rurali, raggiungiamo il Lago Inle, situato tra le montagne a 920m s/m. La bellezza del lago ci lascia senza fiato. I suoi abitanti vivono su palafitte costruite lungo le sue sponde e si spostano su canoe piatte. L’attrazione maggiore sono gli orti galleggianti dove i contadini coltivano verdure su tappeti di alghe e terra, ancorati al fondo del lago con lunghe canne di bambù. (foto) Interessante è pure osservare i pescatori « Intha » che pescano con reti coniche e remano appoggiando un remo sulla gamba e tenendosi in equilibrio sull’altra. (foto) Anche qui ci sono monasteri, mercati da visitare e abili artigiani da vedere all’opera. Il lago è ricco di fiori di loto; il filo interno del gambo è utilizzato per ricavare con antichi telai, tessuti ancora più preziosi della seta. Le donne birmane sono delle abilissime tessitrici.
Dopo quattro fantastici giorni trascorsi al lago ci attende una settimana di meritato riposo sulle esotiche spiagge di Ngapali Beach, dove arriviamo dopo circa un’ora e mezza di volo da Heho.
Dopo una settimana è ora di ritornare a Yangon. Al tramonto visitiamo la Pagoda Shwedagon in cima alla collina di Singuttara che, con il suo stupa dorato alto quasi 100 metri, domina il profilo della città. E’ l’edificio buddhista più importante di tutto il Myanmar ed è una sorta di mini città costituita da decine di mini pagode, templi e statue di Buddha: sicuramente un luogo da visitare.
Purtroppo il nostro viaggio è giunto al termine e noi, a malincuore, lasciamo questo incredibile paese. Un paese che ci ha stupito, commosso e divertito; che ci ha accolto ovunque con calore, tanti sorrisi ed estrema gentilezza. Un paese che ci ha regalato profumi, colori, odori, sapori e che ci ha arricchito con la sua semplicità e autenticità.
Consigliamo a tutti un viaggio in Myanmar da fare però al più presto, prima che il turismo di massa ed il progresso prendano il sopravvento.
Patrizia Maccarinelli-Molina
I Viaggi del Cuore di Patrizia e Gabriele ringraziano il Corriere del Ticino per la pubblicazione di questo reportage.