100 lire nel Jukebox – Coldplay – A Sky Full of Stars – Live


A Sky Full of Stars è un singolo del gruppo musicale britannico Coldplay, pubblicato il 2 maggio 2014 come terzo estratto dal sesto album in studio Ghost Stories. Il singolo ha ricevuto una candidatura ai Grammy Awards 2015 nella categoria miglior interpretazione pop di coppia o di gruppo.




Penultima traccia di Ghost StoriesA Sky Full of Stars segna il primo brano dei Coldplay caratterizzato da sonorità dance, grazie anche alla collaborazione con il produttore svedese Avicii. Dominato principalmente dal pianoforte, il brano si apre come una ballata al pianoforte con strofe caratterizzate dall’elettronica. Il sound di A Sky Full of Stars è stato inoltre descritto come «in linea con le sonorità synth pesanti di Midnight, ma più ballabile».A Sky Full of Stars è stato registrato durante le sessioni per il sesto album dei Coldplay, tenute al The Bakery e al The Beehive di Londra. Avicii è stato invitato dal gruppo per collaborare alla produzione del brano e in più il frontman Chris Martin ha proposto al musicista svedese di suonare e registrare il pianoforte. Lo stesso Martin, tuttavia, ha affermato successivamente in un’intervista a BBC Radio 1 che ha sentito di aver “tradito” il gruppo proponendo ad Avicii di suonare il pianoforte anziché suonarlo direttamente lui.


In un’intervista con Beat x Beat di novembre 2014, Martin ha rivelato che il brano è il più importante mai composto dal gruppo, aggiungendo inoltre una descrizione sulla sua nascita:

«A Sky Full of Stars è venuta fuori in soli sette minuti ed è probabilmente ispirata dalla musica elettronica, per la quale molta gente storce il naso. Ma quando assisti alla sua esibizione dal vivo, le persone si ritrovano a vivere un qualcosa tutti insieme, uno dei migliori momenti delle loro vite e amo tutto ciò, perciò ho voluto realizzare un brano che provenisse da quel mondo. Così, una volta completata la fase di scrittura, ho mostrato il brano ad Avicii, chiedendo un aiuto a realizzarlo […] Ottenuto un riscontro positivo, [Avicii] ha realizzato una propria versione, mentre noi abbiamo realizzato la nostra; abbiamo trascorso intere settimane cercando di missare le due interpretazioni del brano. […] Amo quel brano: ogni volta che la suoniamo dal vivo, sul palco si avvertiva una sensazione comune come un “Fanculo tutto, cantiamola e basta”. È il più importante brano mai scritto dai Coldplay perché ogni volta che la canto, penso che è come vorrei vivere la mia vita.»


Live at River Plate


Per documentare la performance del quartetto britannico, il regista Paul Dugdale ha impiegato trenta telecamere, con ampio utilizzo di droni a favorire le inquadrature dall’alto, in grado di enfatizzare lo svolgimento dello show: in tutto centoquaranta minuti con il corredo dei maggiori successi della band, gli hit che negli anni scorsi hanno fatto l giro del mondo, da «Viva la vida» a «A sky full of stars», da «My universe» a «The scientist». Il corredo di luci, laser e fuochi d’artificio non lasciano un attimo di pausa o di respiro, anche in virtù di un montaggio rapidissimo e persino ansiogeno, che talvolta non permette di entrare nella canzone in profondità. Poco male, comunque, perché il pubblico argentino dimostra di essere soddisfatto e appagato dalle prestazioni della band nata nel 1997 a Londra che, dal canto suo, non si risparmia: in particolare Chris Martin, che con la sua aria da bravo ragazzo, capello corto, nessun tatuaggio da esibire, tiene banco ringraziando la folla, vellicandola e abbracciandola anche con messaggi di fratellanza, fino ad avvolgersi nella bandiera della pace.


Oltre al proprio repertorio, i Coldplay ospitano alcun artisti, a partire da una cantante iraniana, che con le sue invocazioni ricorda le terribili condizioni di privazione delle libertà individuali in patria: nella speranza, ovviamente, che la diffusione del film-concerto, prevista in ottantuno paesi, possa contribuire alla coscienza collettiva. Tutto lo show risulta comunque permeato da un segnale di condivisione mondialista, un’ode ai buoni sentimenti, fuori dagli steccati e dalle divisioni che hanno prodotto guerre, fame, dittature: Martin di frequente fa appello ai presenti, affinché gli insegnamenti positivi vengano esportati anche oltre lo stadio, con una monumentale scritta finale che ricorda a tutti, inequivocabilmente, «Believe in love»: credi nell’amore. Tra gli interventi, da ricordare anche quello di Jin, dei Bts, la band coreana con cui Martin e compagni hanno stabilito una sorta di gemellaggio: per lui, che attualmente sta prestando il servizio militare obbligatorio di due anni, Chris ha scritto una canzone, «The astronaut», eseguita insieme dal palco, nel tripudio generale, verso la fine del set. Dopo che anche la razione dei bis si è esaurita, altre immagini ad accompagnare la lunghissima sequenza dei titoli di coda, con materiali dal backstage e varie dichiarazioni dei protagonisti, ovviamente estatici per le reazioni e l’accoglienza suscitati in Argentina.


Il nome del tour che ha venduto oltre sei milioni di biglietti nel mondo, si richiama al titolo dell’omonimo album, «Music of the spheres», pubblicato nell’ottobre 2021 per finire in testa alle classifiche di mezzo mondo.