Cristina Sartori, Bruno Riccardi – Les Routes – Istanbul, sublime porta




 

Quando due ragazzi di provincia, ah no, scusate – Cristina è nata a Parigi – allora diciamo meglio, quando uno come Bruno che è un sempliciotto nato in un paesone del Vercellese, deve partire per Istanbul, succede un po’ come a quelli che Paolo Conte manda a Genova:“Con quella faccia un po’ così..quell’espressione un po così…” D’altra parte, mica scherziamo, si va in un posto che si chiama: Bisanzio, Seconda Roma, Costantinopoli, Istanbul, Sublime Porta, non so se mi spiego, per giunta una delle culle della cultura universale! Unica città, di sterminate dimensioni, che sta su due continenti, tra Europa e Asia con in mezzo “… un mare scuro che si muove anche di notte e non sta fermo mai!” Per forza “… che ci chiediamo se quel posto dove andiamo non ci inghiotta e non torniamo più!” Chissà come sarà.










Atterrati nel grandioso, gigantesco nuovo aeroporto della città, un ragazzo in taxi ci porta all’alberghetto prenotato e carino in pieno centro, non lontano dalla moschea di Aya Sophia. E’ subito evidente che siamo in un mondo completamente diverso, che ben poco ha delle metropoli europee o delle disperate megalopoli africane che abbiamo visitato nei nostri viaggi, è un mondo a se, ed è anche diverso dal resto della Turchia che conosciamo abbastanza bene. Tantissimi i turisti. Passiamo dei giorni con lunghissimi giri a piedi come piace a noi, siamo abbastanza allenati e, oltre alle meraviglie monumentali, abbiamo vagato, annusato “… circospetti e randagi…” anche i quartieri umili immergendoci nella vita della gente comune, una umanità estremamente variegata da un posto all’altro,  assaggiando di tutto della loro cucina, in ristoranti turistici ed in luoghi popolari; plauso particolare ai dolci e ai gelati, veramente ottimi. Tantissimi i gatti in giro per la città, ma ben tenuti, meno randagi di noi, molte case hanno ciotole di cibo e acqua per loro, oltre a cuscini dove i felini sonnecchiano, danno l’idea di essere gatti di comunità.



 

 

 

 

 

 






 

La città, dal punto di vista monumentale e data la storia millenaria, ha una fusione di stili, antichi e più recenti: greci, persiani,  romani, bizantini, genovesi, veneziani, ottomani, turchi, ci hanno lasciato una importantissima impronta. Particolarissima tra i monumenti meno famosi, una chiesa di rito ortodosso bulgaro, alta due piani e tutta fatta in… ghisa! Dal punto di vista etnico, il crogiolo è notevole, turchi ovviamente, ma anche greci, arabi, bulgari, romeni, russi, azeri, ebrei, georgiani, e perfino gli “odiati” armeni,  ai quali è ancora vivo il ricordo del genocidio subito dall’Impero Ottomano tra il 1915 e il 1919.





 


Abbiamo voluto visitare una scuola e una chiesa armena, ma giunti sulla soglia del cortile un uomo armeno ci fermò chiedendoci se eravamo turchi. Quando a capito che eravamo italiani ci fece entrare ma ci ha seguito ad ogni passo, come a controllare che non fossimo attentatori.

La “Sublime Porta” è una città molto particolare ma l’aggettivo “Sublime” lo merita completamente. A noi è piaciuta tantissimo, peccato che non abbiamo potuto visitare la famosa “Cisterna” sotterranea, chiusa per restauri. L’abbiamo lasciata con nostalgia e, probabilmente, ci torneremo.