Soundtracks – Harry Nilsson – Everybody’s Talking

ultimo aggiornamento 22 Novembre 2023


 


 

 

Harry Nilsson scopre il brano Everybody’s Talkin’ di Fred Neil (che il cantante aveva pubblicato nel proprio album omonimo nel 1966) in un demo, venendo attratto dall’idea di “libertà” espresso nel testo e ne realizza così la propria cover.


Il singolo, arrangiato da George Tipton e prodotto da Rick Jarrard, è stato pubblicato in numerosi paesi dall’etichetta discografica RCA Victor nel solo formato 7″ a partire dal 1968. La prima edizione del singolo risalente a quell’anno riporta sul lato B il brano Don’t Leave Me, composto dallo stesso Nilsson. L’edizione internazionale del 1969 riporta sul lato B il brano Rainmaker, scritto da Bill Martin e Harry Nilsson. Una differente versione del 1969 riporta una differente b-side, il brano One, composto sempre da Nilsson. Un altro 45 giri sempre del 1969 riporta come lato A il brano I Guess The Lord Must Be In New York City di Nilsson e Everybody’s Talkin’ come lato B.


Una ristampa pubblicata a partire dal 1973 in 7″ in Giappone, e in seguito nel resto del mondo fino al 2000, quand’è stata distribuita in CD, riporta come lato A il brano Without You di Pete Ham e Tom Evans. Una ristampa tedesca del 1977 anno riporta come lato B il brano Jump Into The Fire, composto sempre da Nilsson. Una ristampa francese in CD del 2002, riporta sul lato B il brano Mucho Mungo di John Lennon, il disco è stato pubblicato in occasione dell’uso del brano Everybody’s Talkin’ quale commento sonoro della réclame dell’automobile Renault Vel Satis. Il brano è stato pubblicato inoltre nel corso degli anni in numerosi EP 7″, in vari paesi e con differenti tracce.


Everybody’s Talkin’ ha vinto un Grammy ed è apparso nelle colonne sonore dei film Un uomo da marciapiede (Midnight Cowboy, 1969, regia di John Schlesinger), Forrest Gump (1994, regia di Robert Zemeckis), Borat (2006, regia di Larry Charles) e Una notte da leoni 3 (The Hangover Part III, 2013, regia di Todd Phillips).



Un Uomo da Marciapiede -1969

Uno dei migliori film americani degli anni Sessanta, diretto dall’inglese in trasferta John Schlesinger. Il film ha ottenuto 6 candidature e vinto 3 Premi Oscar, ha vinto un premio ai Nastri d’Argento, ha vinto 2 David di Donatello.

 

 

Cowboy texano arriva a New York deciso a fare soldi con le donne ma passa brutte esperienze e un duro inverno con Ratso Rizzo, italoamericano zoppo e tubercolotico. Cinedramma patetico su una strana amicizia che sboccia come un fiore nel fango di Manhattan. Ebbe 3 Oscar: film, regia, sceneggiatura (Waldo Salt, da un romanzo di James Leo Herlihy). Per Hoffman, piccolo grande uomo, soltanto una nomination; la ebbe anche Voight. Fu per entrambi il 3° film e il definitivo lancio come star. Grande successo anche per la canzone “Everybody’s Talkin'” di Fred Neil, cantata da Henry Nilsson.


 
Harry Nilsson, nato a New York il 15 giugno 1941, oggi avrebbe compiuto 80 anni come Bob Dylan, se solo non fosse morto nell’ormai lontano 1994 a causa di un problema cardiaco che lo perseguitava da tempo. Purtroppo, spesso ci si ricorda di Harry Nilsson anche per altri motivi tragici, dato che, per una sfortunata coincidenza, nel suo appartamento londinese, situato al numero 9 di Curzon Place, morirono (a quattro anni di distanza) Mama Cass (The Mamas & The Papas) e Keith Moon (The Who).
Ma chi è Harry Nilsson?

Ecco, questa è una domanda che mi sono sentito fare spesso, o almeno ogni volta che mi è capitato di nominarlo in contesti extra nerd-musicofili. E in effetti ho imparato col tempo che si tratta di una domanda legittima, visto che se lo chiede persino il documentario del 2010 a lui dedicato e intitolato per l’appunto Who Is Harry Nilsson (And Why Is Everybody Talkin’ About Him). Ecco (e due), effettivamente è difficile credere che un talento del genere sia oggi così poco conosciuto, ma tant’è, prima o poi bisognerà pur arrendersi alla cosa – e invece no(!), infatti sono qui a scriverne nella speranza di portare ancora acqua al suo mulino. In realtà, come diceva un vecchio articolo uscito su Vice-Noisey qualche anno fa, ogni generazione ha avuto il suo portale d’accesso mainstream verso il fantastico mondo di Harry Nilsson – che fu tanto pop negli intenti artistici quanto poco pop nei risultati, essendo stato sostanzialmente dimenticato dal grande pubblico.


E ciò è accaduto nonostante alcuni singoli di enorme successo (Without You ed Everybody’s Talkin su tutti), un catalogo pieno zeppo di gemme preziose e un endorsement iniziale piuttosto importante da parte dei Beatles, che durante una conferenza stampa del ’68 gli fecero una vera e propria dichiarazione d’amore dicendo: “Harry Nilsson è il nostro artista americano preferito.”  Anzi, pare che le parole esatte pronunciate da Lennon siano state: “Harry Nilsson è il nostro GRUPPO preferito”, seguite da “Harry Nilsson for President!”. 



Può sembrare una cosa di poco conto, o persino ridicola, ma in realtà per un artista poco conosciuto come Harry Nilsson queste cose possono fare una differenza enorme: un po’ come quando Kurt Cobain disse che i Teenage Fanclub erano la migliore band del mondo o quando indossò la maglietta di Daniel Johnston agli Mtv Music Awards del ’92. Potenzialmente si tratta dell’equivalente odierno di un tag in una storia Instagram di Chiara Ferragni – e abbiamo visto tutti cosa è successo ai Maneskin da Sanremo in poi.


Midnight Cowboy

 

Ma al di là dell’endorsement dei Beatles, che in questo caso servì principalmente a dare fiducia al ragazzo e a fargli lasciare il suo lavoro in banca, la vera spinta verso i boomers di tutto il mondo gli fu data da Midnight Cowboy, il film del ’69 che rese celebre la sua versione di Everybody’s Talkin, scritta da Fred Neil e consegnata dalla voce di Harry alle famose “camminate da marciapiede” di Dustin Hoffman e Jon Voight.


Nel nostro Paese

In Italia, alcuni la ricorderanno anche per il suo utilizzo in un famoso spot pubblicitario, di cui non ci è rimasto quasi nulla se non l’attacco della canzone, con quel suo indimenticabile ”tunturuntuntun” incastrato per sempre nelle nostre sinapsi.

Fortunatamente la cosiddetta generazione X di couplandiana memoria ha avuto anche altri portali di accesso ben più nobili al repertorio nilsoniano, soprattuttograzie a due registi di caratura mondiale come Martin Scorsese e Quentin Tarantino, che si sono sempre distinti per l’uso innovativo della musica nei loro film.

Nel caso specifico, il primo ha optato per il brano più feroce dell’intero catalogo nilsoniano, una Jump Into the Fire – che non avrebbe sfigurato nella discografia degli Stones – assolutamente perfetta per accompagnare Ray Liotta in Quei Bravi Ragazzi del 1990.