Soundtracks – Joe Walsh – In the City – Warriors

ultimo aggiornamento 18 dicembre 2023



Joe Walsh: In the City – The Warriors


“In the City” è una canzone rock scritta da Barry De Vorzon e Joe Walsh. È stato registrato per la prima volta da Walsh e pubblicato nella colonna sonora del film The Warriors del 1979. Un’altra versione della canzone, registrata dalla band di Walsh, gli Eagles, è stata inclusa nel loro album The Long Run, pubblicato lo stesso anno. Il brano è stato registrato per la prima volta dal chitarrista Joe Walsh per la colonna sonora del film del 1979 The Warriors; agli Eagles piacque quello che ascoltarono e decisero di registrarlo per il loro album The Long RunPer la pista è stato realizzato un video. Presenta una sessione di registrazione in scena della canzone, con Joe Walsh che suona una chitarra Gibson a doppio manico utilizzando il manico a 12 corde per le parti ritmiche e il manico a 6 corde per le parti di chitarra slide; Timothy B. Schmit suonava un basso Fender; Don Felder usava una Fender Stratocaster; Don Henley ha usato una batteria Ludwig di 8 pezzi con piatti Paiste; Glenn Frey al pianoforte; e Joe Vitale alle congas. Sebbene non sia stato pubblicato come singolo, il brano è diventato uno dei preferiti delle radio rock orientate all’album negli Stati Uniti e un punto fermo dei concerti Walsh. È anche presente nell’album e nel video Hell Freezes Over degli Eagles del 1994 ; in questa versione, la canzone termina con una versione più lenta del gancio per chitarra dal successo dei Beatles del 1966 ” Day Tripper “.


 


Warriors. I guerrieri della notte


New York, 1979. Cyrus, leader carismatico della gang più agguerrita della città, convoca, in pieno Bronx, una convention notturna delle bande giovanili della città. L’obiettivo è proclamare una tregua delle guerre continue che pongono le gang una contro l’altra e coalizzarsi per mettere sotto scacco l’intera New York. Durante il meeting qualcuno spara al potente Cyrus. La colpa dell’omicidio ricade sulla banda di Coney Island, i Warriors. Le altre gang scatenano, allora, una spettacolare caccia all’uomo, mentre i nove “guerrieri” tentano di tornare nel loro territorio. Un adrenalinico e vorticoso viaggio notturno in una New York da far west. Una terra di nessuno, facile preda di giovani delinquenti che rispondono allo sbando e all’emarginazione sociale con l’adesione sentita e convinta a una bandiera. Che non è quella a stelle e strisce, ma ha i colori sgargianti della divisa che indossano come una seconda pelle. E che non si toglierebbero mai, anche a costo della vita. Una vita ufficialmente sregolata, ma che segue in realtà una disciplina da soldati e le leggi di un capo e dell’appartenenza a un gruppo che schiaccia, e al contempo protegge, l’individuo.
Non è un film di guerra, quello diretto da Walter Hill, né un western o un musical, ma ha la spettacolarità dei tre generi fusi in uno shaker folgorante e memorabile, tanto da meritarsi lo status di cult. Perché la fuga notturna e metropolitana dei Warriors, intenti a schivare gli agguati nemici, ha la tensione incalzante di un action thriller, le dinamiche di un film bellico, la solennità di un western, i costumi e i brani di un musical. Il tutto concepito con uno stile visionario degno di un incubo allucinatorio dai colori psichedelici e la colonna sonora elettro-dance, sotto la direzione di un regista che pesca a piene mani nella sottocultura underground tipicamente anni ’70 e la inframmezza a citazioni classiche tratte dalla storica “Anabasi” di Senofonte.
Come in ogni western che si rispetti, conta l’ambientazione in esterni, che però qui è rigorosamente metropolitana, esaltata da una notturna fotografia bluastra, macchiata qua e là da sprazzi di colore. Ma il luogo simbolo di questa eccitante avventura on the road è la metropolitana, protagonista assoluta della memorabile sequenza di apertura, luogo elettivo di caccia di tribù urbane di guerrieri pellerossa senza macchia e senza paura. Che, armati di mazze da baseball, spargono una spettacolare e irrealistica violenza priva di sangue.