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Roberto Cancedda
Roberto Cancedda nasce il 15/07/1984 e fin da subito si conferma la disperazione di mamma e papà. Lunatico e impulsivo, cresce a Baranzate collezionando una serie di marachelle fin dalla tenera età. Vedendo che le cattive non bastavano, nel tentativo di tenerlo buono, i genitori lo iscrivono ad un corso di nuoto che segna per Roberto l’inizio di un’attività agostica che lo porterà ad arrivare nono sui 100 metri delfino ai Campionati Italiani di Nuoto nel 1999.
Nonostante le quattro ore giornaliere dedicate allo sport, non riesce a stare lontano dai guai: a 10 anni sperimenta le sue prime guide “in solitaria” sul ciao di un vicino di casa e a 12, con la scusa di scendere in cortile a giocare con gli amici, Roberto prendeva di nascosto le chiavi della macchina del padre e si cimentava nelle manovre di parcheggio nel corsello box sotterraneo. Una volta scoperto e ricevute tante carezze dalla famiglia, gli vengono proibiti i motori a vita. Roberto quindi si avvicina alla chitarra classica per passare il tempo, passione che lo porta ad entrare in un’orchestra e ad esibirsi in tutta Italia, approdando in uno dei più prestigiosi teatri di Vienna. Abbraccia numerosi stili musicali e da giovane musicista scrive circa una ventina di canzoni e numerose poesie, convincendo i genitori di essere cambiato. Questo gli permette di ricevere in regalo il suo primo scooter, cosa che segna inevitabilmente il ragazzo. Dopo un rodaggio di 500 km fatto a 50 all’ora in 3 giorni, ogni scusa è buona per un giro o per smontare con gli amici ogni tipo di moto. Iniziano quindi le prime elaborazioni e le prime gare nelle strade di quartiere. Capendo la malparata, i genitori chiudono i rubinetti, quindi Roberto, sempre più deciso ad addentrarsi nel mondo delle due ruote, decide di arrotondare la paghetta come assistente bagnanti nelle piscine per pagare i costi della sua passione. Anche l’esperienza come bagnino lo segna particolarmente, tanto da provare i propri limiti lavorando in luoghi sempre più pericolosi. A fine carriera Roberto avrà all’attivo oltre 120 salvataggi in acqua, di cui 80 bambini. Diverrà in seguito il Maestro di Arti Marinaresche più giovane della Società Nazionale di Salvamento. Scriverà alcuni saggi sulla prevenzione del rischio in acqua e formerà decine di nuovi istruttori ed assistenti bagnanti.
Nel frattempo, dando fondo ai risparmi, a 18 anni decide di vendere il motorino per acquistare una moto vera e propria. Purtroppo viene ostacolato da mamma e papà che sentenziano: “se compri la moto vai fuori di casa”. E cosi fu, per un periodo la sua casa fu l’Idroscalo di Milano, dove perfezionò le sue doti equestri e divenne un membro del nucleo ricerca dispersi a cavallo della protezione civile. Riuscì infine a realizzare il suo sogno e ad acquistare la sua prima vera moto, con la quale si vendicò dei soprusi ricevuti dagli organi di polizia che non capivano la sua voglia di libertà, visto che da adolescente viaggiava in due e senza casco sul cinquantino.
L’acquisto della moto lo portò a frequentare i motociclisti di un bar a Bollate e poi sul lago maggiore, stringendo amicizie fraterne. La vita lo porta poi ad essere il riferimento per alcune situazioni di volontariato e beneficienza: partecipa alle raccolte fondi e all’organizzazione di viaggi per la consegna di aiuti nelle zone terremotate e alluvionate d’Italia non raggiunte dalla protezione civile, riesce a far ricevere materiale e macchinari da lavoro ai detenuti del carcere di Bollate per il loro reinserimento nella società. A causa di un episodio familiare, si occupa anche di sottrazione internazionale di minori arrivando a conferire con le commissioni Esteri e Giustizia della Camera, contribuendo quindi a realizzare una serie di leggi e contromisure operative che oggi hanno ridotto sia il numero di questi reati che i tempi biblici per la restituzione dei bambini rapiti e portati all’estero. In questo frangente riesce ad aiutare alcune associazioni a far arrivare beni di prima necessità, medicinali e perfino un ambulanza nei campi profughi al confine tra Siria e Turchia.
Perde due carissimi amici in due incidenti in moto in meno di un anno. Questa tragedia lo costringe ad un periodo di introspezione che lo porta ad allontanarsi dalla propria famiglia. Creerà quindi un’associazione dedicata ai due ragazzi, prodigandosi con ogni mezzo al contrasto dell’incidentalità stradale sulle infrastrutture, alle attività di prevenzione e all’assistenza delle vittime e dei loro familiari, perché nessun’altro possa provare quello che ha provato lui. Il suo motto? “Se ci sono riuscito io che non sono un cazzo di nessuno, figurati dove potrebbe arrivare chi è pagato per farlo.” E’ papà del piccolo Lorenzo, che sta già dimostrando di avere un carattere ancora più deciso del padre: legge del contrappasso fu. “Ci sarà sempre un affare da chiudere o un luogo da visitare.. Se viviamo per gli altri e non per noi stessi, le amicizie saranno davvero amicizie, le emozioni saranno davvero emozioni ma, soprattutto, avremo davvero vissuto.”
I Programmi di Roberto Cancedda